Ketsbaia, in quella “celebration” ancora oggi definita come la più rabbiosa del calcio inglese, si prende la scena. Decide di non tenersi niente dentro, di condividerlo con 36.767 persone. “Era un brutto periodo per me, giocavo poco” dichiarerà a distanza di 18 anni. Tra spettatori, staff e giocatori l’unico che capì fu proprio il suo allenatore Kenny. Capì di avere davanti un uomo, che aveva aspettato il suo momento per smentirlo. Ciò non cambiò il corso degli eventi a fine stagione i Magpies si ritrovarono al 13esimo posto. Cambio sicuramente la percezione di Ketsbaia nei confronti di Newcastle, quasi a dire “io da qui non me ne vado”. Ancora oggi non guarda i video di quella pazza esultanza ma dice di sentirsi ancora un Geordie quando mette piede in Inghilterra.
(VIDEO): Ketsbaia e la sua pazza esultanza: una dichiarazione di rabbia al mondo
2 ' di letturaIn una tranquilla domenica del Gennaio 1998 il Newcastle affronta il Bolton in casa. I Magpies la stagione precedente andavano forte, finendo secondi alle spalle di un bellissimo e spietato Manchester United. Quest’anno però la stagione è in salita, la squadra di Kenny Dalglish sembra aver perso la chimica che li aveva fatti volare nel 97. Una sconfitta contro gli umili Wanderers non ci vorrebbe proprio. La partita è ferma sull’1 a 1, a John Barnes rispondono gli ospiti con Nathan Blake. Quando Temuri Ketsbaia entra mancano esattamente 21 minuti, recupero permettendo. L’ala georgiana cerca la rete in modo spasmodico, con la lucida follia di chi deve dimostrare qualcosa. Poi il suo momento arriva, al novantesimo, il capolinea di partite spesso tristi e grigie. Non vi parlerò del gol, francamente nessuno se lo ricorda. Quello che successe dopo è però impresso bene nelle memorie del calcio inglese. Temuri esplode. Lancia la sua maglia verso i supporters della Gallowgate End ed inizia a mutilare i cartelloni pubblicitari a suon di calci. Accenna pure a togliersi gli scarpini. In pochi secondi i suoi compagni si accorgono che qualcosa non va e provano a stemperare la tensione abbracciando il torso nudo del subentrato.