Si grida allo scandalo. Molti supporters del Chelsea chiedono che la società tolga la fascia di capitano a Terry, ma Ancelotti fa scudo al suo difensore sostenendo che queste sono questioni eminentemente private. Non è, però, solo una vicenda di club. Di lì a qualche mese, infatti, si terranno i Mondiali sudafricani…e l’intera Inghilterra insorge compatta. È una battaglia di popolo, una questione di principio: John Terry non può essere il capitano dei Tre Leoni. Missione compiuta, nonostante le resistenze del capitano dei Blues…il C.T. Fabio Capello gli sfila deciso a fascia dal braccio!
E Wayne Bridge? Il terzino inglese incassa il colpo, com’è ovvio che sia. Quando la notizia viene fuori, ha da pochi mesi cambiato casacca. Adesso è a Manchester, sponda City, sotto la guida dell’elegante Roberto Mancini. Con estrema maturità, il 25 Febbraio 2010 l’ex Chelsea dichiara alla stampa di rinunciare al suo posto in Nazionale: “Nello spogliatoio il clima non è buono, e io non voglio rovinare il Mondiale ai miei compagni”. Grande consapevolezza, non solo della propria persona ma anche del valore calcistico dell’ormai ex amico John Terry. Un passo indietro importante, un gesto di grande dignità a tutela del gruppo e di tutta l’Inghilterra calcistica.
Questo è Wayne Bridge, che oltre alle corna è stato molto altro. Una carriera a buoni livelli, la sua, che non meritava certo una macchia del genere. Una storia calcistica nata nel 1997 a Southampton, squadra della sua città natale. Il leader indiscusso di quello spogliatoio? Un certo Matt Le Tissier, meglio noto al grande pubblico con il serafico soprannome di “The God”. Fate voi, immaginate cosa possa significare avere maestri del genere con cui condividere il campo e apprendere i trucchi del mestiere.
Infatti Wayne apprende bene, e dopo due anni diventa titolare inamovibile nello scacchiere dei Saints. Migliora a vista d’occhio. È un prospetto che i grandi club cominciano a guardare con interesse, tanto che al termine della stagione 2000-2001 viene addirittura nominato “Southampton Player of the Year“.
Detto fatto. Al termine di quella stagione, dopo aver messo insieme 173 presenze in maglia biancorossa, il Chelsea si assicura le sue prestazioni per 7 milioni di sterline oltre al cartellino del buon Graeme Le Saux. Coi Blues, Wayne parte titolare sin da subito. Macina kilometri sulla fascia e diventa una garanzia di affidabilità e sicurezza. Si toglie anche qualche bella soddisfazione, come il gol all’88′ contro l’Arsenal nel quarto di finale di Champion League del 2004: Chelsea in semifinale contro ogni pronostico e Gunners a casa a testa bassa!
Con l’arrivo in panchina di Mourinho, però, Wayne perde il posto da titolare: sulla fascia sinistra, il tecnico portoghese gli preferisce lo spagnolo Asier del Horno. Bridge non sente ragioni e, per guadagnarsi un pass per i Mondiali di Germania, nel Gennaio 2006 si trasferisce in prestito al Fulham. Missione compiuta, ovviamente, con Eriksson che se lo porta dietro nella fallimentare avventura tedesca dei Tre Leoni.
Finito il prestito torna al Chelsea, ma anche stavolta deve affrontare la concorrenza di Boulahrouz e di Ashley Cole. Ricopre un ruolo da comprimario per almeno due stagioni, prima di trasferirsi al City a Gennaio 2009. Anche qui, però, incontra non poche difficoltà: l’arrivo del terzino Clichy gli costa il posto da titolare. Per Roberto Mancini lui è la prima riserva e quando scende in campo non sfigura, ma proprio in questo periodo viene fuori la notizia shock della relazione della sua compagna con John Terry.
Bridge accusa il colpo, perde lucidità e non vede più il campo. Nella sessione invernale del mercato 2011, si trasferisce in prestito al West Ham per ritrovare sé stesso. Non ci riuscirà, poche partite e un declino che sembra avviato e imminente. Dopo, un nuovo prestito al Sunderland, poi Brighton e Reading.
Il ritiro nel 2014, con qualche domanda che sorge spontanea. Quanto ha influito il tradimento della sua compagna e del suo migliore amico sulla carriera di Bridge? Viste le qualità dimostrate a suo tempo sul campo, se non ci fosse stata quella spiacevole vicenda sentimentale e umana, l’ex terzino del Chelsea avrebbe avuto un altro destino?