Giovani e veterani, con i martelli tatuati sul cuore
La magica stagione del West Ham che merita di essere raccontata è la 1964/65, ma per descriverla al meglio occorre fare un passo indietro. Siamo nell’annata 1962/63 e finale di FA Youth Cup vede confrontarsi West Ham e Liverpool. Un doppio confronto tiratissimo, in cui all’andata prevalgono i Reds per 3-1 mentre al ritorno gli Hammers ribaltano la situazione prevalendo per 5-2 ed aggiudicandosi il trofeo. Una conquista importante, per il presente e per il futuro del club.
Molti di quei ragazzi – da John Sisson a Peter Bennett, da Harry Redknapp a John Charles – vengono promossi in prima squadra e costituiscono l’ossatura dello splendido West Ham degli anni ’60. Naturalmente, per fare una grande squadra non bastano tanti giovani di belle speranze. Occorre fonderli a leader carismatici in grado di farli crescere e, nel West Ham di quegli anni, figure del genere non mancano. Una su tutte: il leggendario Bobby Moore, bandiera degli Hammers per 16 anni e capitano dell’Inghilterra campione del mondo del 1966.
Oltre a Moore, occorrono giocatori in grado di tradurre in gol la manovra della squadra e anche questi tasselli vengono messi al loro posto. Il primo da citare è Geoffrey Hurst, anch’egli simbolo del West Ham e della Nazionale inglese come Moore. Celebre la sua tripletta nella finale del ’66 con la Germania, passata alla storia per uno dei gol fantasma – realizzato proprio da lui – più contestati della storia del calcio. L’altro attaccante è John Byrne, preso nel 1962 dai cugini del Crystal Palace per 65.000 sterline (cifra mai pagata fino a quel momento in Inghilterra per un calciatore). Soldi benedetti, ripagati dal bomber con 79 gol in 156 presenze con il West Ham.
L’inizio dell’ascesa: il West Ham vince la FA Cup
Questo interessante mix tra giovani ed esperti viene affidato a Ron Greenwood, che nella stagione 1963/64 riesce a conquistare la prima FA Cup nella storia del West Ham battendo in finale il Preston North End. Non un exploit isolato, ma l’inizio di un periodo importante per i londinesi che porterà soddisfazioni ancora maggiori nella stagione successiva.
La prima arriva il 15 agosto 1964, quando il West Ham si gioca con il Liverpool il Charity Shield. L’incontro termina 2-2 e per i londinesi segnano i “gemelli del gol” Byrne e Hurst. Il trofeo viene condiviso dalla due squadre, perché all’epoca non erano previsti supplementari e rigori se l’incontro finiva in parità. Esaltato da questo trionfo seppur in condominio, il West Ham affronta la nuova stagione con un triplice obiettivo: ben figurare in First Division, onorare la FA Cup visto il successo dell’anno precedente e cercare di fare strada in Coppa delle Coppe.
La cavalcata europea degli Hammers
Si tratta della prima partecipazione per i londinesi, che non mostrano alcun timore reverenziale verso rivali più esperte in campo europeo. I primi avversari sono i belgi del Gent, battuti per 1-0 all’andata per poi pareggiare 1-1 la gara di ritorno. Agli ottavi di finale gli Hammers incorrono in maggiori sofferenze contro lo Sparta Praga, vincendo per 2-0 la gara di andata e rischiando di sciupare tutto con la sconfitta per 2-1 al ritorno. Scampato il pericolo, il cammino del West Ham prosegue battendo gli svizzeri del Losanna e gli spagnoli del Real Saragozza.
La finale di Coppa delle Coppe, che fino a qualche mese prima sembrava solo un sogno, diventa realtà. L’ultimo ostacolo è rappresentato dal Monaco 1860, reduce da una rimonta epica ai danni del Torino in semifinale. L’incontro viene giocato a Wembley: scelta che inevitabilmente sbilancia l’ambiente in favore del West Ham. Gli Hammers non vogliono lasciarsi sfuggire un’occasione simile e, con una doppietta di Alan Sealey tra il 70’ e il 72’, si aggiudicano la coppa. Un trionfo storico, che sembrava inarrivabile e che può ispirare il West Ham attuale per la conquista della zona Champions.
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