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Wimbledon FC: quando qualcuno vorrebbe essere te stesso

4 ' di letturaAvete mai avuto la sensazione di perdere un vostro punto fisso, determinante per lo scandire dei vostri giorni? Se la risposta è sì avete qualcosa in comune con gli abitanti di Wimbledon, da sempre affezionati ad un club umile ma generoso, Il Wimbledon FC. I “Dons”, ovvero quelli di Wimbledon, nascono nel 1889 e per quasi 90 anni militano nel calcio dilettantistico. Gli spalti del Plough Lane sono sempre gremiti per quello che diventa presto il classico ritrovo domenicale della comunità, al pari della chiesa e del pub. I tifosi sanno che non possono aspettarsi più di tanto dai giocatori ma gli vogliono bene comunque, come si vuol bene ad un attaccante che non segna mai o ad un portiere troppo lento. 

Ma nel 1975 succede l’impensabile. 

Il Wimbledon approda al quarto turno di FA Cup, dimostrandosi una delle squadre più in forma dell’intera Inghilterra. I Dons riescono a battere il Burnley, militante allora come oggi in First Division e si devono arrendere solo di fronte al rematch contro il grande Leeds United, che lo stesso anno giocherà la finale di Coppa dei Campioni contro il Bayern Monaco. Questa inaspettata cavalcata suona per molti supporter come una dolce campanella di allarme per il futuro. Infatti la squadra viaggia sulle ali dell’entusiasmo e vince tre Southern League, il campionato dilettanti del Sud dell’Inghilterra, per tre volte consecutive dal ’75 al ’77 guadagnandosi la possibilità di entrare nel calcio professionistico. Inizialmente le cose non vanno affatto bene e per i primi anni il Wimbledon è una squadra senza peso specifico: troppo forti per la Fourth Division, troppo deboli per rimanere in Third Division.

L’angosciosa alternanza tra le due categorie viene interrotta da Dave Bassett, allenatore a cui i Dons devono una fetta della propria storia. Il buon Dave è capace di guidare una squadra con pochi nuovi innesti ma portatrice in un calcio duro fatto di ripartenze, molto più italiano che british, all’approdo in Premier League in soli 3 anni. Proprio nei primi anni di militanza nella massima divisione si viene  a creare l’ossatura della squadra futura, quel gruppo costituito da giocatori caratterizzati da un comportamento violento in campo che gli è valso il soprannome di “Crazy Gang”, ma questa è un’altra storia. Con un gioco molto fisico basato sui lanci lunghi Gould implementa il sistema impostato dal suo predecessore Bassett, accasatosi al Watford dopo la stagione 86-87. Gould si dimostra intelligente a stimolare un collettivo di teste calde, che vive le partite come battaglie all’ultimo sangue, che fa male con il trash talking quanto con gli  scarpini. L’allenatore si accorge da subito che i ragazzi possono rendere molto di più in FA Cup, una situazione da in-out che si verifica ogni partita, rispetto al campionato che richiede equilibrio mentale per raggiungere gli obiettivi. Il risultato della sua gestione sarà la vittoria della coppa contro un ben più favorito Liverpool. Ma questa vittoria è l’inizio del declino e i Reds ne saranno protagonisti. Nella stagione successiva lo spogliatoio Dons non è più lo stesso che ha portato alla conquista della coppa, molti giocatori se ne sono andati in cerca di lidi migliori, come il capitano David Beasant che si trasferisce al Newcastle, oppure in evidente calo, come il granitico centrale Vinnie Jones.

Ma la stoccata definitiva che conferma una crisi già nell’aria sarà un evento lontano dalle vie eleganti di Wimbledon. Il 15 Aprile 1989 in quel di Sheffield si disputa la semifinale di FA Cup tra Liverpool e Nottingham Forest, o meglio si doveva disputare. La partita durò appena 6 minuti e la giornata passerà alla storia come la più grande tragedia sportiva inglese, la strage di Hillsbourogh. Nello stadio le sezioni destinate alle due fazioni di tifosi sono mal ripartite e l’apertura di un cancello secondario da parte della polizia inglese porterà una marea di tifosi del Liverpool a riversarsi velocemente all’interno del settore per vedere la partita dal primo minuto. Causa un calcolo sbagliato dei posti del settore rispetto ai biglietti venduti e le recinzioni particolarmente resistenti alle cariche degli Hooligans moriranno schiacciate 96 persone, tutti supporters reds . Un evento così drammatico condizionerà il futuro non solo di un altra squadra ma di tutto il calcio inglese. Margaret Thatcher, allora primo ministro inglese, ha dall’inizio del suo mandato dichiarato la volontà di estirpare ogni tipo di violenza dagli stadi.

Dopo i fatti dell’Heysel del 1985, che anche qui avevano coinvolto gli Scousers del Merseyside (Liverpool) ciò che accade all’Hillsbourogh Stadium e la goccia che fa traboccare il vaso. Nel 1989 viene approvato il Football Spectators Act che cambierà il calcio d’oltremanica per sempre. Da questo momento i tifosi devono entrare con un documento di identità e le società sono costrette ad operare una transizione dei propri impianti garantendone all’interno solo posti a sedere. Plough Lane, dagli albori casa dei Dons, non è adattabile ai posti a sedere, la modifica appare troppo costosa e la dirigenza inizia a considerare di muovere la squadra, seguendo i classici schemi di franchise team che tanto si usano negli Stati Uniti. Ma sottovalutano il cuore della comunità di Wimbledon, troppo legata ad una squadra che seppur umile è riuscita a raggiungere risultati straordinari. Si arriva pure a pensare che la squadra si possa spostare a Dublino, cambiando completamente stato e campionato. Sugli spalti i tifosi, che da li a pochi anni li dovranno abbandonare, espongono cartelloni con su scritto “Dublin = Death”, perché spostandosi i veri Dons si possono considerare morti. Intanto la questione si allarga anche alla Football Association, in quanto il Wimbledon FC risulta l’unica squadra incapace di adattarsi ai dettami thatcheriani. Ed è proprio alla FA che un personaggio ambiguo si affaccia con un progetto ambizioso: si tratta di Pete Winkelman. PW è un’investitore nel campo immobiliare con il progetto di investire nell’area di Milton Keynes, nel Buckinghamshire. L’idea è quella di creare un’enorme area commerciale, a cui però manca l’afflusso di clienti, quello che può generare uno stadio. Inizialmente ai dirigenti della FA questa idea non piace: è da subito chiaro che Winkelman non è tifoso Dons ma sta solo cercando qualcosa che gli possa garantire introiti. Tuttavia dopo un’estenuante trattativa tra i nuovi investitori il 28 maggio 2002 viene deciso di trasferire il club e di rinominarlo: nasce l’MK Dons e suona come un grande controsenso. I tifosi del Wimbledon non ci stanno a vedere trasferire la propria squadra a 57 miglia di distanza e in pochi anni decidono di ricrearla e partire dalle leghe dilettantistiche, con lo spirito che ne aveva contraddistinto la nascita più di un secolo prima: in fondo da Wimbledon FC a AFC Wimbledon il passo è breve. Nel 2007 arriva una grande soddisfazione: l’MK Dons rinuncia a ogni pretesa di essere il legittimo successore del Wimbledon FC e rende i titoli vinti, tra cui la prestigiosa FA Cup, all’AFC Wimbledon. Il supporto dato alla nuova squadra l’ha riportata al calcio professionistico con nove promozioni in undici anni, arrivando a militare in terza divisione superando anche i rivali dell’MK, adesso in quarta. E chissà che un giorno non si possa rivedere un Wimbledon ai vertici del calcio inglese, in fondo questa storia ci insegna che tutto è possibile.

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